Archeologia

ANNO 2018-2109

« L’archeologia dell’edilizia storica in provincia di Bergamo.
Ricerche per la Valorizzazione e la programmazione urbanistica »

Almenno San Bartolomeo

2018-2109

Le vicende storiche che interessarono il territorio degli Almenno non hanno lasciato grandi tracce di architetture fortificate nel territorio quali castelli o centri di potere principale, fatta eccezione per le case-torri, non sempre integre e mozzate in altezza, conservate in quelle che poi diventarono dei piccoli nuclei di aggregazione territoriale, posti sulle creste dei declivi che connotano questo territorio. Tra quelle conservate, tuttavia, non vi sono fortificazioni di particolare rilievo.

Nel 1226 il burgus Lemennis fu aggregato al Comune di Bergamo come borgo cittadino. Nel 1359 Barnabò Visconti per demolire la città e le fazioni di resistenza, decise di relegarlo a “valli esenti”. Durante le lotte civili di fazione nel corso del XIV secolo si vanno definendo nel territorio dei piccoli poli di riferimento delle diverse fazioni, articolate nell’area di Almenno San Bartolomeo facente parte della zona del Lemine Superiore che, proprio nel corso del Trecento, si distacca dal Lemine Inferiore: questa separazione diede esito alla realizzazione di opere di difesa, che si definirono come vere e proprie fortificazioni isolate e sparse nell’ampio territorio di pertinenza.

Nel centro del borgo si definì la zona di Castello Rescanzi, di cui si trova ancora tracce nelle case torri Carighetti, o nella più tarda Torre della Patuzza. Tra le fortificazioni sorte alla metà del XIV secolo si ricorda certamente il nucleo fortificato di Capochelli, oppure il nucleo di Canatore definito da porte di accesso fortificate all’estremità del piccolo abitato e, la casa forte di Ca’ Moretti, di cui oggi non restano tracce visibili. Il nucleo certamente più integro per gli aspetti fortificati è Carosso, dove si conserva una porta fortificata con imponente torre, oggi abbassata dai livelli originari.

Quando il territorio bergamasco fu occupato dai Veneziani nel 1428, le dispute tra guelfi e ghibellini non terminarono, ma anzi si acuirono con notevoli vantaggi per i primi: i ghibellini del Lemine Inferiore, alleandosi con i brembillesi, tentarono un ultimo assalto al Lemine Superiore con il tentativo di imporre agli abitanti il predominio dei Visconti. Con la pace di Crema del 1441, Venezia conquistò tutto il territorio di Bergamo e confiscò i beni del Lemine Superiore e della Val Brembilla, nel tentativo di ripristinare l’ordine; dopo due anni di nuovo si fecero delle repressioni, cacciando i Brembillesi dalle loro case distruggendole, e demolendo il castello di Lemine Superiore. Il crollo del ponte del Brembo (1493) portò ad una decadenza del centro del Lemine Inferiore, con conseguente spopolamento del territorio.

Il modello insediativo dominante è quello dell’edilizia agglomerata che prepondera nettamente rispetto a quella sparsa. In nessun nucleo c’è una concentrazione di funzioni che lo trasformino in un polo attrattivo dominante rispetto agli altri, ma anzi tutti sembrano sufficientemente autonomi gli uni dagli altri, con l’unico elemento di unione costituito dalle strade di percorrenza. Questa formula insediativa è l’esito dell’organizzazione della proprietà fondiaria con un forte frazionamento poderale, che va a definire un abitato di tipo polinucleare paratattico, senza dipendenze da centri principali.

La coincidenza tra lo spazio di lavoro e quello di residenza hanno portato ad un’occupazione sparsa delle colline dell’attuale territorio comunale, favorendo la definizione di questi nuclei abitativi autonomi denominati “Ca’”. Attorno alla Ca’ si definiscono le altre abitazioni dei membri della famiglia, componendo piccoli nuclei, talvolta fortificati. Nella definizione di questi piccoli nuclei residenziali c’è una stretta connessione tra geologia, architettura, urbanistica e paesaggio, questo comporta che per le architetture si provveda necessariamente all’impiego di materiale litico di estrazione prettamente locale. Il livello esecutivo non specializzato delle abitazioni civili adiacenti ai complessi fortificati lascia intendere che per le case comuni non siano stati impiegate maestranze tecnicamente preparate, ma che ci si sia affidati ad esecutori locali interessati a realizzare dimore anche di ampie dimensioni, salvo qualche raro caso in cui le costruzioni hanno qualche elemento di pregio, come le murature stilate (a Carosso) o portali di accesso con conci profilati (a Capochelli).

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