Archeologia

ANNO 2021-2022

« L’archeologia dell’edilizia storica in provincia di Bergamo.
Ricerche per la Valorizzazione e la programmazione urbanistica »

Carenno

2021-2022

Nel comune di Carenno sono stati identificati 34 edifici ascrivibili all’epoca medievale, cui si devono aggiungere altri 7 elementi architettonici puntuali sparsi tra centro del paese e contrade che sono testimonianza di tracce di antichi edifici o passaggi presenti sul territorio. Tutte queste evidenze concorro a ricostruire la storia del borgo in epoca medievale, per il quale le testimonianze documentarie tracciano già un’importante storia in epoca medievale, risalente nelle fonti scritte al X secolo.

Se tracce del passato di Carenno si ritrovano già nelle menzioni delle chiese fin dai secoli del pieno medioevo, altrettante testimonianze di costruito risalente al medesimo periodo si trovano nel centro del paese, con gli antichi portali (in Via Manzoni) e alle antiche torri presenti sul territorio, tra cui spicca la più rappresentativa Torre dei Rota, una delle famiglie più importanti per questo territorio, del quale sono noti esponenti di spicco già tra XII e XIII secolo; Carenno diventerà poi formalmente feudo dei Rota nel XV secolo.

Questo edificio di difesa, così come altre strutture fortificate conservate nel borgo, testimoniano quindi la necessità non solo di proteggere il territorio, ma anche di affermarsi come famiglia dominante del borgo. La torre, infatti, si distingue nel panorama costruttivo del paese non solo perché spicca in altezza rispetto al resto degli edifici, ma anche per la tecnica costruttiva pregiata. Se nel borgo il costruito si presenta uniformemente in calcare grigio, cavato localmente, qui si riconosce una lavorazione più raffinata delle bozze lapidee, così come degli elementi architettonici, che pur essendo abbastanza semplici ed omogenei, tengono conto di conoscenze ed esperienze tecniche opera di maestranze specializzate. Dato che le finestre della torre sono tutte analoghe per tipologia ed assemblaggio, non è da escludere che possano provenire da officine esterne e messe in opera dalle maestranze locali in corso di fabbricazione del manufatto.

La lettura della stratigrafia dei corpi di fabbrica antichi rileva che la Torre dei Rota fu il complesso più antico attorno a cui si sviluppò il paese, che assieme alla chiesa dei Santi Pietro, Paolo e Biagio, doveva costituire i due poli aggregativi dell’abitato originario. Gli edifici soprattutto nel XIV secolo rilevano un boom edilizio in paese, che evidentemente doveva godere di un periodo di particolare fioritura, sia economica, sia per i passaggi commerciali.

Le architetture presenti nel centro cittadino si discostano leggermente per sapienza costruttiva e modalità operativa più raffinata, specialmente per le costruzioni turrite, che certamente richiesero la presenza di personale specializzato.

La situazione costruttiva delle frazioni è diversificata a seconda delle modifiche urbanistiche più o meno impattanti che ci sono state nel corso dei secoli e che hanno risparmiato, a vari livelli, le architetture storiche. Nella località Fienile che si sviluppa in modo rettilineo lungo l’asse stradale di collegamento con il centro cittadino, le architetture storiche di stalle e fienili hanno mantenuto un aspetto pressoché autentico, con tecniche costruttive più semplificate. I conci sono lavorati sommariamente, messi in opera in abbondante malta di calce: inoltre le strutture sono in linea, non si elevano oltre il primo piano sul fronte strada, ma sfruttano la naturale situazione di pendio verso i campi ad est, arrivano complessivamente a due piani di altezza.

Caratteristico il nucleo più esteso di Colle di Sogno, ubicato a sud-est di Carenno quasi al confine con Torre de’ Busi, ove lungo la percorrenza principale si sviluppa essenzialmente edilizia di tipo rurale, quindi fortemente legata al territorio, che vede il costruito fatto di edifici semplici che si elevano non oltre i due livelli, sfruttando i pendi naturali. Le murature sono realizzate con pietra calcarea cavata localmente, lavorata prevalentemente in spacco, senza particolare cura nella posa in opera, che risulta essere discontinua, con inzeppature frequenti e corsi non regolari. La malta di calce talvolta diventa refluente, tale da fuoriuscire e rivestire di intonaco parte delle architetture stesse. Qui iniziano a comparire, e poi saranno largamente impiegati anche nelle frazioni più limitanee come Ca’ D’Assa e Forcella, i portali a T, connotati da coronamenti archivoltati o architravati e un tipico restringimento nella parte centrale della soglia, funzionale al deposito del raccolto a mano. Questa tipologia di accesso, che è caratteristica propria del territorio valdimagnino, qui viene relegato all’edilizia di tipo rurale, mentre in altri contesti sarà così ampiamente diffuso da essere impiegato anche per le case civili di epoca anche tarda (dopo il XV secolo). Nelle frazioni, dunque, le tecniche costruttive risultano essere più semplificate e frutto di un sapere tecnico non formato in bottega, ma probabilmente solo preparato con informazioni basilari legate alla statica e alla conoscenza del materiale di tipo locale. Le case, le stalle o i rustici vengono realizzati prevalentemente in linea, sfruttando le altimetrie naturali che talvolta comportano anche impianti di pendio, che nell’ambito nell’impianto del cantiere non sono di così semplice concezione. La diffusione di tale edilizia produttiva, legata all’allevamento degli ovini, testimonia anche l’importanza che già dal tardo Medioevo rivestiva l’attività di lavorazione e commercializzazione della lana, che caratterizzerà Carenno fino al XIX secolo.

Sebbene non vi siano conservate testimonianze particolari, molti elementi del costruito locale dovevano essere realizzati in legno, come i tetti e i solai, di cui si ha ancora quale traccia nelle costruzioni dirute di Forcella Bassa e Ca’ D’Assa; i pavimenti interni, invece, in origine dovevano essere in terra battuta, come si legge ancora in alcune stalle sparse sul territorio.

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