Archeologia

ANNO 2020-2021

« L’archeologia dell’edilizia storica in provincia di Bergamo.
Ricerche per la Valorizzazione e la programmazione urbanistica »

Mezzoldo

2020-2021

Il borgo di Mezzoldo è caratterizzato da un territorio naturale prevalentemente occupato dai boschi e man mano ci si alza di quota il paesaggio diventa più fitto di bosco: un quadro quindi molto ricco dal punto di vista vegetativo, ma scarso per la poca terra da coltivare e anche le abitazioni vengono disposte in luoghi soleggiati. Nelle zone più rocciose vengono ricavate le cave per l’estrazione del materiale edilizio, costituite da pietre velocemente lavorate, legate da poca malta di calce oppure disposte a secco. Le stalle generalmente erano ubicate al piano terra, sopra il fienile e con una porta esterna ed una botola interna, i locali per le abitazioni erano di piccole dimensioni, con piani in terra battuta o lastricati di pietra, dotati di focolare come punto di aggregazione per le famiglie. Numerose furono le abitazioni lasciate inabitate già nel Trecento, in seguito alla emigrazione che colpì il territorio. Le attività che continuarono senza interruzioni furono quelle legate alla lavorazione del ferro fino al XIX secolo, quando le condizioni di depauperamento portarono ad ulteriori abbandoni di questa zona; la pastorizia invece rimase sempre stabile, proprio per il possesso del bestiame e per la possibilità del pascolo in Alpeggio. A Sparavera si trovano gli edifici più antichi conservati nel comune di Mezzoldo: qui si conserva ancora l’impianto urbanistico originario, con la strada principale da cui si dipartono le piccole diramazioni laterali che ne configurano il tipico impianto. Gli edifici più antichi risalgono al Duecento e sono concentrati nella porzione centrale e verso oriente, in affaccio sulla vallata: i complessi sono in pietra locale, oggi in parte restaurati nelle malte, e conservano portali gemelli archivoltati o architravati per l’accesso; ai piani alti si aprono delle finestrelle con coronamento monolitico archivoltato, oltre a finestrelle rettangolari. Più articolato il nucleo di Soliva, anch’esso parzialmente oggetto di ristrutturazione le abitazioni più antiche riconosciute risalgono al Trecento, anche se non si deve escludere che ci fossero abitazioni più antiche, visto le importanti percorrenze che lo attraversavano fin dall’età antica: di fatto Soliva costituiva l’ingresso al territorio da sud ed era passaggio obbligato per raggiungere Sparavera. Lo sviluppo della frazione così come si presenta fino ai giorni nostri risale al XV secolo, quando si insediarono progressivamente costruzioni l’una in addosso all’altra, senza lasciare spazio tra le singole proprietà. Sempre rimanendo nella porzione sud del comune, lungo una percorrenza rettilinea si trovano le frazioni di Ca’ Bonetti e Ca’ Vassalli: questi dovevano essere in origine i nuclei di residenza delle famiglie che poi trasmisero il nome stesso alle frazioni. In entrambi i casi i nuclei si dispongono lungo il rettilineo e le abitazioni si dispongono ai lati di una stretta percorrenza interna, dando esito a delle corti di uso privato. Il vero centro del paese è definito da Ca’ Maisetti e da Ca’ Bereri, che sono anche le frazioni maggiormente compromesse di tutto il territorio, proprio per la continuità abitativa che le ha interessate. Appena a nord sorge il nucleo di Scaluggio, ove si conserva il caratteristico portico passante voltato per contenere gli spazi comuni in funzione delle aree edificabili che furono poi sostituite nel Settecento con l’ampiamento delle frazioni negli spazi esterni al nucleo originario. Qui, purtroppo, le murature medievali non sono più leggibili. Le frazioni più settentrionali, Ponte dell’Acqua, Riva di Mezzoldo, Castello e Fraccia, sorsero in epoca post medievale e di fatto conservano ancora architetture in pietra con tecniche costruttive assai semplificate e di difficile inquadramento cronologico: il materiale cavato viene estratto direttamente sul posto, la pietra si sfalda per scaglie sottili e allungate, che vengono messe in opera in murature ordinate con abbondante calca di malta. L’uso dei materiali locali, oltre al facile approvvigionamento, permetteva di disporre di personale specializzato che si perfezionava nell’esecuzione delle diverse componenti. Le strutture erano realizzate in pietra fino al primo livello, ove poi si innestavano intelaiature in legno di sostegno della copertura: le scale avevano una forte pendenza per superare marcati dislivelli ed erano disposte con battute in lastre di beola e pietre poste di taglio, eseguite in legno o in tecnica mista con il legno per l’appoggio e le pedate in pietra. I ballatoi, invece, erano costituiti da solai in legno, ampiamente diffusi e collegati con scale di accesso dal piano terreno al piano superiore. Lo scavo per le fondamenta delle abitazioni veniva impostato laddove emergesse la roccia madre su cui appoggiare l’edificio e per ricavare il materiale utile per i muri perimetrali e per produrre la calce (calcare). Laddove si riuscisse a ricavare strati di pietre regolari, anche da cave attigue o a breve distanza dalla zona prescelta per l’impostazione della casa, si limitava l’uso della malta di calce, soprattutto laddove era possibile estrarre materiale edilizio regolare. Ai cantonali veniva riservata la maggior attenzione possibile ed erano tra le pietre meglio lavorate per sbozzature, visto che erano anche i punti più importanti dal punto di vista statico.

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