Archeologia

ANNO 2021-2022

« L’archeologia dell’edilizia storica in provincia di Bergamo.
Ricerche per la Valorizzazione e la programmazione urbanistica »

Villa d’Ogna

2021-2022

Se le più antiche fonti documentarie ci parlano dell’esistenza del comune di Villa de Honia alla fine del XIV secolo, certamente abbiamo delle evidenze architettoniche ascrivibili a questo periodo: in verità le architetture più antiche si trovano nella frazione di Ogna, a nord dell’attuale centro di Villa d’Ogna, ove oggi si conservano le strutture fortificate e civili più antiche di questo comune. Sono numericamente limitate, tuttavia, le evidenze strutturali ascrivibili al Trecento, e si concentrano prevalentemente sulle strutture fortificate in affaccio alla Piazza di Ogna.

Nell’attuale nucleo di Villa d’Ogna, invece, si conservano strutture prevalentemente inquadrabili alla metà/seconda metà del XV secolo: questo elemento può essere ricondotto all’ampliamento del contesto comunale grazie al documentato arricchimento per lo sfruttamento delle vicine miniere dell’alta Val Seriana. Il territorio, inoltre, era molto ricco di corsi d’acqua, che venivano ampiamente sfruttati per la lavorazione dei metalli nelle fucine, di cui però non sono state identificate evidenze di epoca medievale sul territorio.

Complessivamente si nota l’accrescere delle architetture proprio nel XV secolo: la maggior parte degli edifici conservati, infatti, è ascrivibile al Quattrocento e, laddove ancora leggibile, sorgono in addosso e in continuità con gli edifici trecenteschi più antichi. Nel XV secolo le abitazioni si dotano, in maniera quasi connotante, di un piano terra con andito aperto, coperto da archivolti ribassati in successione, scanditi da colonne con capitello o con cornice aggettante. Nelle costruzioni più tarde la scansione di finestre e aperture viene riproposta sul secondo o terzo livello; le strutture rurali, invece, sono dotate di patio ligneo, a supporto di balconate con tralicci lignei ancora leggibili.

Un modello strutturale ricorrente, quindi, che consente di ricondurre queste tipologie architettoniche alle attività rurali e agricole che venivano svolte nel territorio, e che portano il costruito a adeguarsi alle esigenze lavorative degli abitanti. Gli spazi aperti sono quasi esclusivamente rivolti a sud, per sfruttare le favorevoli condizioni climatiche, forse dovute anche alle lavorazioni contadine stesse (si pensi all’essiccazione del mais sui piani sopraelevati degli edifici).

Le fonti quattrocentesche parlano anche di una fiorente attività manifatturiera, a cui si affiancano la lavorazione dei panni-lana, nella prima metà del XV secolo, proprio in concomitanza del passaggio di controllo sotto la Repubblica di Venezia: certamente questo aspetto venne favorito dalla diminuzione della pressione fiscale e dalla maggiore autonomia concessa dai nuovi dominatori, offerte in cambio di fedeltà politica, con l’intento di avere un controllo più diretto del territorio.

Dal punto di vista delle tecniche costruttive, gli scarsi resti non rimaneggiati dei paramenti murari non consentono di distinguere delle peculiarità di questo borgo rispetto al territorio dell’alta Valle Seriana: anche qui, come nel restante contesto vallivo, si riconosce l’impiego di materiale esclusivamente locale, con pietra calcare e largo uso di ciottoli di fiume (disposti a spina pesce), largamente disponibili nel territorio.

Per quanto riguarda gli elementi architettonici, al di fuori degli archi passanti a copertura dei vani al pian terreno di cui si è già ampiamente parlato, prevale la presenza di porte a pieno centro, con coronamento in due o più pezzi, con estradosso irregolare e stipiti con elementi verticali monolitici e conci orizzontali di collegamento all’imposta dell’arco. Le finestre conservate sono, anch’esse, con coronamento a pieno centro o ribassato. Non sono stati rilevati elementi costruttivi di importazione, né impiego di laterizi, se non nelle architetture più tarde ma quasi esclusivamente come inzeppature di paramenti quasi esclusivamente innalzati in pietra. La malta di calce impiegata è spesso povera e con alta componente di sabbia, quindi piuttosto friabile. Tutti questi elementi portano a pensare a muratori operativi senza alta specializzazione o formazione adeguata, ma piuttosto agli stessi abitanti locali che provvedevano alla costruzione dell’edilizia personale.

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