Chiesa dei Santi Fermo e Rustico

Credaro (BG)

INTRO

Poco lontano dal nucleo abitativo di Credaro, immersa nella campagna, sorge isolata la chiesa di San Fermo, antico edificio romanico riconducibile all’inizio dell’XI secolo.

italia romanica

Le origini

Poco lontano dal nucleo abitativo di Credaro, immersa nella campagna, sorge isolata la chiesa di San Fermo, antico edificio romanico riconducibile all’inizio dell’XI secolo. 

Da fonti storiche e da ritrovamenti di sepolture nei campi limitrofi alla chiesa effettuati negli anni Cinquanta del Novecento è possibile ipotizzare che l’edificio fungesse da centro devozionale e cimiteriale della prima comunità di Credaro e servisse anche alla curtis di Castel Trebecco Frequentato fino al XVII secolo, fu in seguito a poco a poco abbandonato.

La chiesa è dedicata ai Santi Fermo e Rustico, martirizzati nel 259 d.C. in Africa. Una delle Passio dedicate ai due martiri narra di Fermus, nobile bergamasco, catturato perché cristiano e imprigionato insieme a un parente, Rusticus.

Trasportati a Verona da Anolino, vengono incarcerati e sottoposti a torture dalle quale escono sempre illesi e vengono infine decollati fuori dalle mura di Verona. Gli viene negata la sepoltura ma alcuni bergamaschi, risalito il corso dell’Adige, recuperano i loro corpi.

 Nella Bibliotheca Sanctorum è confermata l’origine africana dei due santi martiri e ricordato anche come “…é risaputo, infatti, come con l’andar dei tempo in parecchi luoghi i martiri africani, il cui culto in Italia e Spagna ebbe grande sviluppo, specie dopo l’invasione e la persecuzione vandalica, ad opera della moltitudine dei cattolici africani ivi riversatisi, furono ‘trasformati dalla leggenda in martiri o santi locali…”. 

Le reliquie vennero però recuperate dal vescovo Annone e traslate a Verona intorno alla metà dell’VIII secolo.

I santi Fermo e Rustico

I caratteri bergamaschi legati alle figure di Fermo e Rustico restano pertanto una leggenda, ma talmente affascinante che abbiamo deciso comunque di recuperare la dettagliata descrizione che di Fermo e Rustico fa Celestino Colleoni nella sua Historia quadripartita di Bergomo et suo territorio (1617-1618, Prima parte, Libro X De Santi e Martiri Fermo e Rustico della Famiglia Crotta): per Colleoni infatti i nostri protagonisti sono certamente bergamaschi e appartenenti alla Famiglia Crotta. 

Non solo, secondo la ricostruzione riportata dall’autore i martiri sarebbe stati arrestati in un ipotetico Palazzo o Casa Crotta vicino alla Terra d’Almé lungo le sponde del Brembo, zona di poderi della famiglia Crotta. Da lì, passarono per Ponte San Pietro, fermandosi vicino Brembate per la notte – segno della sosta notturna, la chiesa dedicata ai SS Fermo e Rustico a Grignano –per poi traguardare Trezzo sull’Adda ed entrare a Milano per essere giudicati dall’Imperatore.

Il legame con la famiglia Crotta per Colleoni è certo e indissolubile e confermato anche dalla chiesa di Credaro: …ma è notabile quel che si vede ogni di per isperienza nella Chiesa loro su quel di Credario nella Vale Calepia, & che nissuno si ricorda di avervi già mai veduto tele di ragni, e si crede che fusse fabbricata da San fermo stesso (ma tramutatele poi il nome da Fedeli dopo il martirio loro) perciché in essa terra si scorgono anche sopra porte vecchie, l’arme della famiglia Crotta che quivi havea molti poderi… (Historia quadripartita di Bergomo et suo territorio (1617-1618, Prima parte, Libro X De Santi e Martiri Fermo e Rustico della Famiglia Crotta p. 388). 

La citazione è ripresa da Bellini (Bruno Bellini, Valle Calepio – Credaro: appunti per la sua storia, 1976, p. 142 e sgg).

L'architettura

Dal punto di vista architettonico l’edificio si presenta oggi come una chiesa campestre lontana dai tracciati principali con una evidente e peculiare caratteristica: una imponente torre campanaria in facciata. I modelli di riferimento sono quelli renani e borgognoni ma certamente esistono esempi di torri campanarie in facciata nelle zone limitrofe come Santa Maria del tiglio a Gravedona, San Paolo a Cantù e Sant’Andrea a Iseo. Quella di Credaro, di base quadrata, alta 16 metri, presenta nella porzione inferiore una porta tamponata, antico accesso alla chiesa; nella porzione superiore è invece alleggerita da tre ordini di bifore rivolte ai quattro punti cardinali. 

Su ogni lato della parte mediana della torre, si aprono delle feritoie sovrapposte, le feritoie sono dotate di doppia ghiera in cotto (la presenza su ogni lato di una coppia di feritoie sovrapposte e il fatto che anche le bifore permettono una visione globale può suggerire che la torre campanaria fosse utilizzata anche per l’avvistamento e la difesa dell’abitato). 

I capitelli sono ormai consunti a eccezione di tre che derivano dallo spoglio di una più antica costruzione (IX –X secolo): sono realizzati in pietra calcarea e anziché essere aniconici come gli altri, sono decorati con motivi a intreccio, stilizzazioni fitomorfe e zoomorfe.

IL campanile

Il campanile è realizzato in piccoli conci in pietra locale e laterizio, disposti in modo piuttosto regolare e anticamente intonacati; la copertura della torre è sormontata da un manto in coppi. 

La struttura degli archi è data da capitelli a gruccia, i quali sono realizzati con arenaria di Sarnico; essi hanno forma tozza e sono lisci ad eccezione dei due del primo ordine posti sul lato est e sud. Il primo è definito da intrecci e scanalature, l’altro da figure di animali. Le bifore sono costituite da una doppia ghiera in cotto: questa tipologia costruttiva è riscontrabile anche nel campanile di Sant’Alessandro in Canzanica e in quello della chiesa di San Pietro in Vincoli a Spinone al lago. 

L’articolazione della torre campanaria mediante sovrapposizione di ordini di bifore, oltre alla tecnica costruttiva affine, porterebbe ad ipotizzare la realizzazione dei due campanili, San Fermo e Spinone, ad opera delle stesse maestranze. 

Forse questa ipotesi potrebbe essere ampliata all’intero edificio, vista l’analogia tra le monofore, che in entrambi le chiese presentano ghiere costituite da piccoli mattoni sagomati.

L' interno

L’interno della chiesa è illuminato mediante la finestra posta in facciata e una coppia di monofore strombate, situate simmetricamente sulle due pareti dell’aula, una delle quali tamponata dal contrafforte esterno cinquecentesco. 

Si può facilmente distinguere, per la diversa intonacatura, il livello d’innalzamento della navata, frutto dell’intervento cinquecentesco, che portò anche al tamponamento di un ingresso posto nella parete nord, forse per ricavare ulteriore spazio per gli affreschi.

L’aula presenta una copertura a capanna con travi a vista e manto in coppi di recente fattura, la pavimentazione è in cotto.

 

Nella zona absidale sono visibili le fondazioni delle absidi binate, scoperte in occasione dei restauri del 1996, che caratterizzano la seconda fase costruttiva dell’edificio. L’arco traverso conserva tracce di affreschi romanici è visibile infatti un Angelo annunciate sul lato destro il cui linguaggio decorativo appartiene all’XI secolo.

Una medesima rappresentazione si trova nella chiesa di San Giorgio sempre a Credaro, in questo caso la scena dell’Annunciazione databile all’XI secolo è posta a lato dell’arco trionfale. Nei pressi della zona absidale compare inoltre un fregio decorativo a meandri con inserzioni zoomorfe. 

L’autore di entrambi gli affreschi delle chiese di Credaro è stato identificato nel Maestro di Credaro. Sono presenti altri affreschi di ambito devozionale databili intorno al XV secolo particolarmente rovinati.

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