Chiesa di San Giorgio

Credaro (BG)

Italia Romanica

Le origini della chiesa non sono al momento conosciute, pare che già nel XII secolo fosse citata in un documento come “ecclesia”, quindi sede di comunità parrocchiale, risulta poi citata in un documento del 1260 ed elencata tra gli edifici ecclesiastici della zona dipendenti dalla pieve di Calepio nel 1360.

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Storia

L’edificio romanico di San Giorgio a Menzana, antica parrocchiale di Credaro, venne sostituito nelle sue funzioni dalla nuova chiesa dedicata al Corpus Domini nel 1587. La vecchia chiesa risultava infatti – a detta del Calvi “…troppo incomoda a’ popoli, perché fuori dalla terra situata et perché il torrente Ludria, che v’era fra mezzo, molte volte con la sovrabbondanza dell’acqua vietava l’andarvi…”. 

San Giorgio è situata infatti ai margini dell’abitato a ridosso di un’area industriale, frutto delle trasformazioni subite dalla zona negli ultimi anni. Il torrente di cui parla il Calvi è il torrente Uria che nasce a Foresto Sparso e dopo 10 Km confluisce nell’Oglio a Castel Trebecco.

Le origini della chiesa non sono al momento conosciute, pare che già nel XII secolo fosse citata in un documento come “ecclesia”, quindi sede di comunità parrocchiale, risulta poi citata in un documento del 1260 ed elencata tra gli edifici ecclesiastici della zona dipendenti dalla pieve di Calepio nel 1360. 

Intorno al 1535 si insedia al suo interno un piccolo cenobio di monache servite provenienti da Lodi, posto inizialmente sotto la cura del monastero di Montecchio, rapidamente smantellato il 7 ottobre 1557.

L'esterno

La facciata è semplice, un piccolo rosone con dentellatura in cotto la decora, la muratura originaria è costruita con conci irregolari di pietra locale. Il campanile è di poco successivo all’impianto romanico della chiesa, il fusto rastremato è dell’XI secolo mentre la cella ha subìto rimaneggiamenti successivi. Il portale di ingresso riporta la data 1452 sull’architrave, a quel periodo è ipotizzabile far risalire numerosi interventi di ampliamento e innalzamento dell’edificio, quest’ultimo particolarmente visibile dal prospetto settentrionale. Sulla parete esterna è ancora possibile intuire il segno di due aureole raffiguranti probabilmente San Cristoforo con Gesù infante sulle spalle.

Sempre dal prospetto settentrionale è possibile vedere una cappella, il cui accesso era originariamente collocato solo all’esterno, qui sono conservati gli affreschi di Lorenzo Lotto del 1525; oltre a questa si vede l’accesso all’area cimiteriale – murato nel XIX secolo – e il sepolcro di Bertolinus Peramatus, caratterizzato da un’insolita decorazione a fasce bicrome in pietra calcarea di colore verde di Zandobbio e pietra arenaria di Sarnico, membro di rilievo del notabilato locale morto il 17 settembre 1303.

Nascosto tra il sepolcro e gli edifici rurali è possibile vedere il volume dell’abside e la sua decorazione a doppi archetti ciechi su alto zoccolo intervallati da sottili lesene rettangolari.

interno ed affeschi

Al suo interno la chiesa è composta da un’aula rettangolare divisa in due campate da due archi trasversi successivi all’impianto romanico e parte dei lavori di ampliamento e innalzamento del XVI secolo. La zona presbiteriale presenta ancora il soffitto a tavelle policrome originarie di questi interventi. Nel lato meridionale è individuabile la cappella di Santa Caterina aggiunta nel XVI secolo, il corpo aggettante è visibile anche dall’esterno: gli affreschi della cappella sono stati attribuiti a Lucano da Imola, pittore molto attivo in area bergamasca nel XVI secolo.

L’interno della chiesa presenta numerosi affreschi databili dal XI al XVI secolo, degna di nota l’Annunciazione sul lato nord nell’area presbiteriale, affine nel tratto e nel modellato all’Angelo annunciate di San Fermo a Credaro e alle scene di martirio della chiesa dei SS Nazario e Rocco, tutti riconducibili al Maestro di Credaro attivo durante l’XI secolo.

Gli affreschi presenti nella navata sono di carattere devozionale, di particolare interesse sono una Madonna della Misericordia e una Vergine in trono con Bambino. Il catino absidale è decorato con un Cristo in Maestà circondato dai simboli degli evangelisti, sotto di essi una teoria di apostoli e lungo lo zoccolo un finto velario tutti databili al XIV secolo.

L’arco trionfale presenta inoltre un piccolo cammeo di Lorenzo Lotto raffigurante San Giorgio che libera la principessa uccidendo il drago: la leggenda del drago compare piuttosto tardi nell’agiografia del santo martire che si ipotizza sia morto tra il 249 e il 303 dC. Il periodo delle Crociate (nello specifico l’XI secolo) ha creato l’humus culturale nel quale questa leggenda si è legata alla vita del santo e da Oriente è giunta fino a noi caratterizzando l’iconografia di san Giorgio per tutto il Medioevo.

Lungo tutto il perimetro murario appena sotto il tetto scorre una decorazione a grottesche dove è visibile anche il simbolo bernardiniano (un sole con iscrizione IHS) che permette di datare la decorazione certamente post 1450 (data della canonizzazione del santo).

Dal lato nord è oggi possibile accedere alla cappella di san Rocco commissionata a Lorenzo Lotto nel 1525: la scena principale è una Natività cui partecipano anche i santi Rocco e Sebastiano, tradizionalmente invocati in periodi di pestilenza. Il Padre Eterno getta il sguardo onnipresente dal soffitto e accanto a loro altri santi partecipano alla scena, san Girolamo, sant’Antonio da Padova, san Defendente, san Bartolomeo e altri. Prima di accedere alla cappella è possibile leggere una delle lettere che Lorenzo Lotto scrisse a Gerolamo Passi, ministro della MIA, nel 1525 relativamente alla creazione della stessa.

Scopri gli affreschi

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