Chiesa di sant'alessandro in canzanica

Adrara San Martino (BG)

INTRO

Il complesso di Canzanica, costituito dalla chiesa di Sant’Alessandro con annesso cimitero, dalla canonica e da un’altra casa colonica è collocato presso Adrara San Martino, un paese a est di Bergamo: la denominazione “in Canzanica” è dovuta al fatto che la chiesa si trova ai piedi del monte Canzano.

italia romanica

Il complesso

Il complesso di Canzanica, costituito dalla chiesa di Sant’Alessandro con annesso cimitero, dalla canonica e da un’altra casa colonica è collocato presso Adrara San Martino, un paese a est di Bergamo: la denominazione “in Canzanica” è dovuta al fatto che la chiesa si trova ai piedi del monte Canzano.

La dedicazione della chiesa a sant’Alessandra è abbastanza tipica dell’area bergamasca, il santo è infatti patrono di Bergamo e si narra che il luogo del suo martirio, avvenuto all’inizio del IV secolo, sia proprio dove è stata successivamente eretta la chiesa di Sant’Alessandro in Colonna di Bergamo. Comandante di centuria della legione tebea, si sposta da Oriente a Occidente per sfuggire alla persecuzione, passa da Como e arriva poi a Bergamo, dove tra l’altro converte i santi Fermo e Rustico, anch’essi legati al territorio bergamasco.

A seguito di una dettagliata indagine sugli alzati è possibile confermare che la chiesa di Sant’Alessandro in Canzanica ha origine altomedievale, probabilmente intorno all’XI secolo, la fase più antica dell’edificio è individuabile nella parete nord e in parte della facciata. Nel XII secolo la chiesa viene ampliata e sovraelevata e le viene aggiunta la canonica che suggerisce la presenza di un clero secolare stabile, dettaglio da sottolineare data la sua posizione marginale e nascosta. Non sono stati individuati documenti anteriori alla fine del XII secolo dove però la chiesa compare già dedicata a Sant’Alessandro e in possesso di lotti di terreno. Alla fine del Medioevo viene inserita nella circoscrizione ecclesiastica della Pieve di Calepio, è ipotizzabile che precedentemente fosse una dipendenza monastica ma certamente nasce per la gestione delle due comunità di Adrara e Viadanica (è presente anche un piccolo cimitero). Nel XVI secolo perderà via via la sua importanza e il suo ruolo di chiesa parrocchiale a fronte dello sviluppo della comunità di Viadanica e della costituzione di una chiesa più vicina a quest’ultima. La chiesa ha subìto modificazioni successive al XII secolo e oggi si presenta come un complesso stratificato si interventi che dall’altomedioevo arrivano a post XV secolo.

In pianta la chiesa si presenta ad aula unica, terminante con un’abside semicircolare, sulla parete di destra si apre una cappella rettangolare con copertura a volta, da cui si accede alla piccola sagrestia. Alla chiesa primitiva, di dimensioni inferiori all’attuale, venne affiancato nell’ XI secolo lo splendido campanile, rialzato nel 1500. Nei secoli XI e XII secolo la chiesa venne ampliata verso sud, prolungata verso est e rialzata. Verso la fine del XII secolo venne affiancato al lato settentrionale della chiesa un edificio di due piani dotato di ingressi indipendenti. Le trasformazioni successive comportarono la costruzione del portico davanti la chiesa, forse prolungato anche lungo la parete meridionale e l’apertura di una cappella dedicata alla Vergine sul lato meridionale poi rialzata anch’essa.

Le pareti di Sant’Alessandro in Canzanica ospitano ancora oggi i resti di quella che è stata probabilmente una ricca decorazione a scopo devozionale: sono ancora visibili affreschi databili all’ultimo quarto del XIV secolo lungo le pareti e nel porticato antistante l’ingresso alla chiesa. Anche la zona absidale presenta evidenti tracce di una Maiestas Domini databile al XIV-XV secolo. Nell’atrio di ingresso si ammira un affresco con la Crocifissione e Santi, sulle pareti sono invece presenti tre affreschi relativamente ben conservati, aventi come tema la Madonna col Bambino.
Uno di questi venne strappato dalla parete esterna e posizionato all’interno di una cappella barocca, decorata e modanata a stucco, appositamente creata, si tratta molto probabilmente di un’immagine sacra tenuta in grande considerazione dalla collettività. L’immagine, definita da Donato Calvi “miracolosa”, era collocata sul muro esterno alla chiesa: nel 1648 venne creata una cappella, tramite la chiusura di un portico, al fine di donarle la giusta collocazione all’interno dello spazio sacro. All’affresco fu aggiunta anche un’elegante cornice lignea e nel Settecento fu dotata di una vetrata con griglia di piombo per proteggerla.

L’affresco presenta graffiti collocati sia sul manto che intorno alla Vergine: data la sua posizione è possibile affermare che le testimonianze graffite siano tutte da imputare al momento precedente tale spostamento. La Vergine non è sola, ma è giunta fino a noi solo la parte di affresco che la rappresenta: in quanto “miracolosa” e oggetto di culto da parte dei fedeli non avrebbe potuto essere cancellata e infatti è l’unico affresco della chiesa che non presenta alcun segno di martellinatura. Sull’affresco è presente una data graffita, 1389, già considerata termine ante quem per la datazione dell’immagine. Accanto ai segni devozionali, che si ripetono numerosi, compaiono un nodo di Salomone e un’iscrizione: Virginis i[n]tacte cum veneris ante figurampraetereundo cave ne sileatur [taceatur]ave. Un ammonimento al fedele, di carattere devozionale, il quale prima di passare oltre l’immagine della Vergine non deve dimenticarsi di recitare un Ave.

Nell’ampio catino absidale è rappresentato il Cristo Pantocratore benedicente all’interno di una mandorla, accanto a lui sono visibili un’aquila, simbolo di san Giovanni e una minima parte di un Angelo, simbolo di san Matteo. Sono invece andati perduti il leone di san Marco e il bue di san Luca. Si tratta quindi di una tradizionale iconografia dei catini absidali con il Cristo Pantocratore circondato dai simboli degli evangelisti, sotto di loro una teoria di Apostoli (ancora visibili due volti nella fascia d’imposta del catino nel sottarco, una greca geometrica e una stella ottagonale inscritta in un quadrato con al centro un volto di un Santo).
Anche gli affreschi lungo le pareti presentano testimonianze graffite, alfabetiche e iconiche, segni di fedeli che utilizzarono le immagini sacre come palinsesto di memoria e fede. Si tratta per lo più di graffiti obituari risalenti al XVI secolo, collocati sul manto blu della Vergine in trono affrescata lungo la parete destra dell’aula (parete meridionale). La Vergine è affiancata da una Maddalena dalla lunga capigliatura bionda e, accanto a loro, divisi da una cornice cosmatesca, altri due santi (di cui uno vescovo) la cui identificazione è resa complessa dall’incompletezza dell’affresco e dalla mancanza di attributi distintivi degli stessi. Nell’atrio di ingresso della chiesa è presente una Crocifissione, sono ben visibili oltre al Cristo piagato crocifisso, san Giovanni Evangelista dolente e san Ludovico da Tolosa a destra e un altro santo alla sua sinistra, presumibilmente san Bartolomeo, riconoscibile dal coltello nella mano destra. Sono presenti iscrizioni a sgraffio sul saio del santo francescano che fanno pensare a una preghiera o invocazione.

Torna in alto