INTRO
Pare che con il diffondersi del cristianesimo in Almenno, nel V- VI secolo fosse stata edificata un’edicola religiosa nell’area di S. Tomè e più tardi, forse nel IX secolo, fosse stata costruita la prima chiesa di S. Tomè a pianta circolare, notizia confermata anche da alcuni documenti e dallapresenza di tombe dello stesso periodo.
Storia
Pare che con il diffondersi del cristianesimo in Almenno, nel V- VI secolo fosse stata edificata un’edicola religiosa nell’area di S. Tomè e più tardi, forse nel IX secolo, fosse stata costruita la prima chiesa di S. Tomè a pianta circolare, notizia confermata anche da alcuni documenti e dalla presenza di tombe dello stesso periodo. Nel 975 la corte feudale di Almenno fu donata dai conti di Lecco al Vescovo di Bergamo e così pure la primitiva chiesa, che fu abbandonata e ridotta ad un rudere.
Fu nel 1150 circa che il Vescovo decise la sua ricostruzione sulle fondamenta della rotonda precedente e con il riutilizzo di vari elementi architettonici; i tempi furono piuttosto lunghi e solo nel 1180 furono portati a termine il presbiterio e l’abside. In questo stesso periodo fece costruire anche un monastero femminile nell’area a sud attigua alla chiesa, totalmente soggetto all’autorità del vescovo. Per due secoli le vicende di S. Tomè furono legate a quelle delle suore: dopo una fase iniziale di grande fervore il monastero entrò in crisi e fu soppresso nel 1407. I suoi beni furono incamerati dal vescovo e assegnati ad un mezzadro: la chiesa ebbe una destinazione agricola e l’ex-monastero divenne la casa del “massaro”.
Nel Cinquecento la chiesa fu affidata alla custodia di vari eremiti; quindi, nel 1536, fu venduta alla parrocchia di Almenno S. Salvatore con tutti i beni ad essa pertinenti. Da allora e per oltre quattro secoli il S. Tomè è rimasto ai margini della vita religiosa locale e conteso tra le due parrocchie di Almenno S. Salvatore e S. Bartolomeo; nel 1906 fu affidato definitivamente alla parrocchia di Almenno S. Bartolomeo. Numerosi furono gli interventi sul monumento; i restauri più consistenti furono attuati verso la fine dell’Ottocento a cura dell’Ing, Elia Fornoni.
ARCHITETTURA
Il S. Tomè è un monumento romanico a pianta circolare, una rarità per i secoli XI e XII, e ci richiama poche altre chiese , quali il S. Lorenzo di Mantova e il Duomo di Brescia.
E’ costituito da tre cilindri sovrapposti, che vanno restringendosi dal basso verso l’alto, costruiti con pietre squadrate e levigate di provenienza locale ( per lo più calcare bianco-rosato, ma anche ceppo del Brembo e arenaria grigio- verde), disposte in corsi abbastanza regolari:
- il cilindro maggiore è ornato da esili semicolonne, disposte a distanza irregolare, che terminano con capitelli variamente lavorati e raccordati tra loro da archetti pensili
- il secondo cilindro ha lesene a sezione rettangolare, disposte ad intervalli regolari, e archetti pensili
- la lanterna con quattro eleganti bifore contrapposte che ne sottolineano la leggerezza.
IL PRESBITERIO E L’ABSIDE
Il presbiterio a pianta rettangolare e l’abside semicircolare sono stati aggiunti più tardi e guardano verso oriente secondo la consuetudine delle chiese antiche: sono costruiti con i medesimi materiali e tecniche della rotonda, ma con un apparato decorativo più ricco, con archetti pensili intrecciati, mensole e fregi in cotto.
Le finestre sono piccole e numerose: sono per lo più monofore a doppia strombatura gradinata; ci sono anche una trifora sul lato nord, due aperture a croci e due circolari nel secondo cilindro. La luce penetra soprattutto attraverso le bifore della lanterna.
La copertura del tempio è in lastre di ardesia.
Si accede al tempio attraverso tre porte:
la principale guarda a ponente e ha un portale strombato ad arco, con colonnine e bassorilievi che raffigurano piccoli uomini;
le altre due porte si trovano sul lato sud: una, attualmente murata, che metteva in comunicazione il monastero con il presbiterio, ha come architrave un blocco di arenaria decorato con archetti a doppio intreccio; l’altra termina ad arco con una leggera strombatura e ha nella lunetta un bassorilievo con S. Tommaso apostolo, patrono della chiesa.
Il cilindro inferiore è costituito da un vano centrale, delimitato da otto colonne monolitiche, e da un ambulacro a corona circolare, coperto da volte a crociera, che poggiano sulle colonne centrali e sulle semicolonne addossate alla parete perimetrale.
Sette nicchie ad arco, che forse erano destinate ad accogliere delle statue, si inseriscono nel perimetro della chiesa a distanze irregolari.
A sinistra dell’ingresso vi é un affresco ancora leggibile, rappresentante una Madonna in trono col Bambino, degli inizi del XVI secolo, che è quanto resta di una decorazione pittorica che doveva coprire altre parti della muratura.
La decorazione della rotonda é prevalentemente di tipo scultoreo: molto belli e splendidamente scolpiti i capitelli delle colonne, come quelli che concludono le mezze colonne e le lesene disposte sulle pareti; alcuni sono ad intreccio o geometrici, tipici del preesistente edificio, altri corinzi e altri ancora figurati, ad esempio con aquile o sirene a doppia coda, simboli dell’immortalità o del peccato. Il linguaggio decorativo di questi capitelli e la loro essenzialità geometrica si ritrovano anche nel Romanico milanese proprio delle chiese di Sant’Ambrogio o Sant’Eustorgio, oltre che in altri monumenti come la Basilica di Santa Giulia.
IL MATRONEO
Per salire al matroneo, ci sono due scale con accessi contrapposti, che sono state ricavate nello spessore del muro perimetrale.
Il matroneo ricalca la struttura del piano inferiore: presenta anch’esso otto colonne e semicolonne, ma più minute e snelle, che creano un corridoio circolare, il deambulatorio: chiuso da un largo parapetto in pietra che sorregge le colonne, si affaccia sul vano centrale del corpo inferiore.
I capitelli di queste colonne dovrebbero risalire al XII secolo: sono diversi uno dall’altro e variamente scolpiti, con una più ricercata fattura stilistica; due rappresentano i simboli dei quattro evangelisti, che richiamano quelli scolpiti sull’ambone romanico della pieve di Almenno San Salvatore, altri sono decorati con foglie d’acanto, con palmette o con teste d’ariete; il più elaborato illustra, in quattro episodi, la storia biblica di Sara e Tobia.
Verso est il matroneo presenta una grande nicchia ad arco ricavata nel muro: nel catino compaiono tracce di un affresco trecentesco che raffigura l’Annunciazione.
Sopra gli archi del matroneo s’innalza la cupola, che presenta, inseriti nella muratura, insoliti archi ribassati, che hanno la funzione di dare stabilità alla parte alta dell’edificio.
la luce
La diffusione della luce all’interno della rotonda diventa elemento decorativo teso a esaltare gli apparati architettonici.
La proiezione delle ombre create dalle colonne e la scelta delle aperture rispondono a un disegno tipico dell’architettura romanica, attenta ai cicli solari nelle diverse stagioni; qui durante gli equinozi un raggio di sole attraversa la rotonda e colpisce il tabernacolo, creando uno spettacolo affascinante.
Dalla lanterna circolare piove all’interno una luce quasi mistica.
La monumentalità dell’edificio è esaltata dai giochi di luce che la scansione del tempo crea.